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mercoledì 14 novembre 2012

Parliamo di CoQ10



Il Coenzima Q10 è un componente necessario per la produzione di energia e per la
respirazione cellulare. La carenza di CoQ10 si evidenzia negli anziani e nelle affezioni
coronariche, nella soppressione immunitaria e nelle affezioni periodontali. L’integrazione
orale con CoQ10 ha dimostrato di invertire i sintomi causati da queste patologie, di
aumentare i livelli di energia e perfino di allungare la vita.
Il Coenzima Q10 è un quinone liposolubile che si trova nei mitocondri delle cellule
tessutali dei mammiferi (il 10 si riferisce al numero delle unità di Isoprenoidi).
Esso è intrinsecamente coinvolto nella produzione di energia cellulare attraverso la sintesi
di adenosin tri-fosfato (ATP). L’ATP trasporta l’energia chimica rilasciata dalla ossidazione
delle molecole in altre reazioni cellulari dipendenti dalla sua energia chimica. Questi
processi includono il lavoro meccanico, elettrico e di trasporto come pure la biosintesi cioè i
processi che supportano le diverse funzioni vitali.
Karl Folkers, il leader del team che per primo ha dimostrato la struttura del CoQ10, ne
descrive il ruolo patologico in questo modo: “(...) il ruolo indispensabile del CoQ10 nella
bioenergetica che supporta così tante funzioni vitali, implica chiaramente che la carenza di
CoQ10 può logicamente essere associata con molteplici e vari stati patologici.”
Possibili patologie associate alla carenza di CoQ10
La più conosciuta ripercussione della mancanza di CoQ10 è l’affezione coronarica;
pazienti con vari disturbi cardiaci dimostrano una consistente carenza di CoQ10 a livello
ematico. Quando possibile, la biopsia svela generalmente una carenza a livello di miocardio.
Bliznakov distingue tre gruppi di disturbi cardiaci in cui può essere garantito il trattamento
con CoQ10: insufficenza cardiaca congestizia, angina pectoris e affezioni ischemiche del
miocardio.
Due studi fondamentali hanno stimolato l’interesse internazionale nel determinare
l’efficacia del CoQ10 nella terapia dell’insufficenza cardiaca.
Hashiba e altri hanno condotto uno studio in “doppio cieco” in dodici ospedali che ha
coinvolto pazienti affetti da insufficienza cardiaca. La funzione cardiaca dei pazienti e’ stata
determinata in base alla classificazione (I-IV) della New York Heart Association. Cento
pazienti hanno ricevuto CoQ10 orale nella quantità di 30 mg al giorno, per un periodo
variabile dalle due alle quattro settimane; novantasette hanno ricevuto un placebo. I pazienti
sono stati valutati attraverso l’esame dei sintomi clinici, l’esame fisico,
l’elettrocardiogramma (EKG), l’analisi del sangue e delle urine.
I pazienti appartenenti al gruppo II hanno mostrato miglioramenti come pure quelli del
gruppo I e II insieme. Inoltre hanno mostrato miglioramenti anche pazienti affetti da angina
pectoris ed epatomegalia.
Un secondo studio a doppio cieco è stato portato a termine contemporaneamente a quello
di Hashiba da Iwabuchi e altri che hanno testato il CoQ10 contro un placebo in un gruppo di
trentadue pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestionante (classi I, II e III ).

Sedici pazienti hanno ricevuto oralmente 30 mg di CoQ10 al giorno per due settimane. Il
gruppo trattato con CoQ10 ha mostrato un miglioramento superiore al gruppo placebo, una
volta documentate le misurazioni oggettive e soggettive.
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Iwabuchi e altri hanno inoltre riportato i benefici della terapia con CoQ10 in un altro
studio che ha coinvolto pazienti con disturbi cardiaci aggravati da insufficienza cardiaca
congestizia. 10 dei 13 pazienti sono migliorati dopo aver assunto 30 mg al giorno di CoQ10
dopo una o due settimane dall’inizio della terapia. Inoltre nessuno ha riportato effetti
collaterali perfino dopo aver assunto 30 mg di CoQ10 al giorno per dodici settimane
consecutive.
Mortensen e altri hanno osservato che 8 dei 12 pazienti affetti da insufficienza cardiaca
congestizia sottoposti senza successo a trattamento con diuretici o digitale, hanno reagito
positivamente alla somministrazione orale di 100 mg giornalieri di CoQ10 per trenta giorni
riportando un miglioramento dei sintomi soggettivi relativamente a dispnea e stanchezza. Per
di più, in questi pazienti fu possibile registrare una significativa riduzione nella dimensione
dell’atrio sinistro (attraverso la ecocardiografia).
In due separati studi a doppio cieco incrociato Langs Joen ed altri hanno trattato pazienti
affetti da insufficienza cardiocircolatoria di classe III e IV usando un’integrazione giornaliera
di 100 mg di CoQ10 orale, per dodici settimane. In entrambi gli studi i ricercatori hanno
dimostrato, utilizzando metodi non invasivi, un incremento nella frazione di emissione media
e nel volume medio del colpo apoplettico durante il trattamento con CoQ10, in relazione al
gruppo trattato con placebo. La terapia con CoQ10, dovrebbe essere permanente nei casi di
insufficenza cardiaca; Mortensen ed altri riportano che la maggior parte dei pazienti hanno
lamentato una ricaduta dopo la sospensione del trattamento con CoQ10, ma quasi tutti sono
stati in grado di mostrare un miglioramento dopo aver ripreso la terapia con CoQ10.
Cardiomiopatie
I cardiologi Per Langsjoen e Peter Langsjoen insieme a Karl Folkers hanno intrapreso due
studi sul trattamento delle cardiomiopatie con CoQ10. Uno studio incrociato a doppio cieco a
breve termine, condotto su diciannove pazienti affetti da cardiomiopatia (classi III e IV )
e’stato completato nel 1982. I livelli carenti di CoQ10 furono innalzati ai livelli normali
mediante una terapia di integrazione orale, la quale “ [ .... ] ha dimostrato parallelamente
significativi miglioramenti nella funzione del miocardio a livello clinico .”
Uno studio più a lungo termine della durata di sei anni fu condotto dallo stesso team,
coinvolgendo 126 pazienti, per lo più anziani, affetti da cardiomiopatia dilatata cronica
(classe II-III-IV ). I pazienti ricevettero 100 mg di CoQ10 orale al giorno. Dopo tre mesi i
livelli ematici di CoQ10 risultavano normali ai controlli. L’87% dei pazienti mostrarono
sensibili miglioramenti nell’arco di sei mesi.
A parte due casi accompagnati da prurito, non vi furono altri casi di effetti collaterali o
sintomatici riportati in sei anni di uso quotidiano di CoQ10.
In un altro studio a doppio cieco incrociato condotto su soggetti casuali comparato all’uso
di un placebo, Poggesi e altri riportano gli effetti favorevoli della terapia con CoQ10 nella
funzione del ventricolo sinistro in pazienti con cardiomiopatie dilatate (Classe II o III).
Durante l’esperimento 20 pazienti hanno ricevuto oralmente sia CoQ10 (100 mg al giorno)
che un placebo per 30 giorni.
Gli autori riportano che: “CoQ10 mostra una notevole efficacia rispetto al placebo. I
maggiori miglioramenti sono avvenuti in relazione ai parametri di contrattilità dopo la
somministrazione di CoQ10.” Gli autori ipotizzano che l’aumentato rifornimento energetico
sia da imputarsi all’efficacia del CoQ10 sulla funzione del ventricolo sinistro.
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Ischemia
Un interessante ipotesi che spiegherebbe i benefici del CoQ10 sui pazienti interessati da
affezione cardiaca ischemica è stata presentata da Kato e altri. Il loro studio dimostra che
CoQ10 diminuisce la vischiosità del sangue senza intaccare i livelli di fibrinogeno e di
ematocrito.
Gli autori indicano che CoQ10 migliora e stabilizza le membrane diminuendo quindi
l’aggregazione degli eritrociti, il che spiega le sue proprietà reologiche.
Un notevole numero di pazienti sperimenta un basso output cardiaco in seguito ad un
intervento chirurgico di sostituzione della valvola, e tale condizione è una delle maggiori
cause di decesso post operatorio. Tanaka e altri hanno scoperto che una quantità variabile da
30 a 60 mg di CoQ10 somministrato oralmente nei sei giorni precedenti l’operazione
diminuiva significativamente l’incidenza dell’output cardiaco basso durante la degenza post
operatoria rispetto a quella sperimentata dal gruppo di controllo in assenza di CoQ10.
Secondo gli autori: “Questi risultati suggeriscono che la somministrazione pre-operatoria
di CoQ10 incrementa la tolleranza del cuore umano all’ischemia durante il cross-clamping
aortico”.
Greenberg e Frishman giungono a queste conclusioni: “Da un punto di vista clinico
sembra che il CoQ10 possa avere un ruolo nella modifica dell’ischemia in diverse condizioni
cardiache, incluse angina instabile, infarto acuto del miocardio con conseguente embolisi
meccanica o fibrinolitica oltre che durante le procedure operatorie come la sostituzione della
valvola cardiaca, l’innesto del bypass arterio-coronarico e possibilmente il trapianto
cardiaco.”
Angina Pectoris
Diversi studi dimostrano che la somministrazione orale di CoQ10 migliora la tolleranza
all’esercizio fisico nei pazienti con angina stabile cronica.
Kamikawa e altri hanno condotto uno studio a doppio cieco incrociato su 12 pazienti
comparando la somministrazione di 150 mg giornalieri di CoQ10 orale ad un placebo. Al
termine dell’esperimento si è potuto constatare che i tempi di esercizio erano migliorati
significativamente nel gruppo trattato con CoQ10.
Prendendo in esame 15 pazienti, Schardtf e altri hanno osservato che la somministrazione
orale di CoQ10 (600 mg al giorno) risultava in una significativa riduzione della depressione
del segmento ST indotto nell’esercizio cumulativo se comparato al placebo.
Il trattamento con CoQ10 ha conseguito risultati simili a quelli osservati in pazienti
trattati con una combinazione di 7,5 mg di pindolol e 30 mg di isosorbide dinitrato al giorno.
Sistema immunitario e invecchiamento
Bliznakov fa notare che il collegamento fra sistema immunitario e invecchiamento è ben
stabilito. In estese prove sperimentali egli ha correlato il ruolo del CoQ10 al sistema
immunitario e al processo di invecchiamento.
In uno studio separato su ratti e cavie, Bliznakov ha determinato che le iniezioni di CoQ10
hanno causato l’aumento rispettivamente della percentuale di fagociti e dei livelli di
anticorpi.
Un altro studio sulle cavie ha rivelato la capacità del CoQ10 di ridurre il numero e la
grandezza dei tumori chimicamente indotti. Un quarto studio condotto con Karl Folkers ha
rivelato che i topi infettati con virus diventavano carenti di CoQ10.
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Il più degno di nota però, è lo studio di Bliznakov sui “topi anziani “. Nello studio, cento
topi di età fra i sedici e i diciotto mesi, (anziani secondo lo standard dei topi) sono stati divisi
in gruppi di cinquanta ciascuno. Tutti questi topi avevano perso il loro timo, mostrando una
notevole carenza di CoQ10, e avevano perso la capacità di produrre anticorpi.
Un gruppo serviva da controllo, l’altro ricevette settimanalmente iniezioni di CoQ10. Le
cavie trattate furono presto riconoscibili ai controlli per i loro movimenti vigorosi, l’attività, il
pelo lucido e gli occhi brillanti. Tutti i soggettti appartenenti al gruppo di controllo morirono
entro la trentaseiesima settimana dall’inizio dell’esperimento, quando circa il 40% delle cavie
trattate con CoQ10 erano ancora vive e attive. In tutto esse hanno vissuto una media di 1,56
volte superiore a quella stimata per il gruppo di controllo. Per di più la loro qualità della vita
si mostrò sempre eccelente agli occhi dei ricercatori.
Bliznakov postula le implicazioni che lo studio potrebbe avere per gli uomini. “[......]
possiamo interpretare questi risultati nel senso che chiunque può avere la potenzialità di
vivere una media di 100 anni invece di circa 70, e alcune persone potrebbero aspettarsi di
raggiungere i 130 e perfino i 150 anni di età.“
Affezioni periodontali
La carenza di CoQ10 è implicata nella malattia degenerativa più pervasiva che affligge gli
americani: la gengivite. Il massimo ricercatore sulla terapia delle affezioni periodontali con
CoQ10 è il Dr. Edward Wilkinson, della U.S. Air Force.
Il Dr. Wilkinson e il suo team hanno confermato che il tessuto gengivale disturbato risulta
carente in CoQ10. I ricercatori hanno scoperto che nei campioni di tessuto prelevati dalle
zone interessate i livelli di CoQ10 risultavano insufficienti, mentre i tessuti sani prelevati
nella stessa bocca non risultavano carenti di questo nutriente.
In una prova condotta su 8 pazienti trattati con 50 mg di CoQ10 al giorno si sono raggiunti
significativi miglioramenti clinici entro 5-7 giorni dall’inizio del trattamento, come risultava
dalle misurazioni e dalla salute dell’apparato periodontale. Inoltre “[.....] la guarigione fu
talmente veloce dopo la biopsia che le zone di prelievo risultavano difficili da localizzare”.
Wilkinson afferma: “[......] io credo che le persone che soffrono di disturbi periodontali
potrebbero beneficiare del CoQ10 come aggiunta alla normale terapia periodontale.”
Evidenze cliniche dell’uso di CoQ10
La normale produzione di CoQ10 all’interno dell’organismo diminuisce con l’aumentare
dell’età, particolarmente dopo i 35 anni. L’aggiunta di CoQ10 alla dieta nella quantità di
20/30 mg al giorno, può essere appropriata per tutti gli individui sopra i 35 anni.
Il CoQ10 può anche costituire un efficace supporto per le seguenti patologie: insufficenza
cardiaca congestionante, angina pectoris, affezioni cardiache ischemiche, ipertensione,
gengiviti e affezioni periodontali.



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giovedì 1 novembre 2012

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